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Un giovane cattolico, anzi, per qualche tempo dirigente dell'Azione Cattolica milanese, educato prima dalle suore e poi dai salesiani, arriva al famoso liceo Panni e comincia a sentirsi un "diverso". Rimasto orfano di padre a sette anni, non aveva mai guardato indietro nel tempo alle origini della propria famiglia, non aveva fatto caso al proprio cognome che, come avrebbe poi scritto in una sua poesia, era "segnato in grande negli elenchi neri dei puri ariani". Non la mamma, infatti, ma il padre sì, era di famiglia ebraica, anzi, una grande illustre famiglia. Complice una ricerca assegnatagli come "lavoro" da una professoressa di Lettere, ecco che prende coscienza di sé e del passato della propria stirpe, ingenuamente si espone e suscita polemiche dentro e fuori il liceo, scopre che gli manca qualcosa: il padre, certo, perduto troppo presto, e tutto quello che c'era attorno al nome del padre e al popolo da cui proveniva. Così la ricerca nata a scuola diventa la sua ricerca personale, fra glorie di famiglia e vicende terribili come quelle della Shoah, condivise con parenti e colleghi (nel frattempo è diventato giornalista), mentre si fa più chiara la méta da raggiungere, luogo geografico e luogo dello spirito: l'antica città del Medio Oriente che è stata la culla delle tre grandi religioni monoteistiche e forse il punto di partenza, molti secoli fa, della famiglia del padre. E lo sguardo ottimistico al futuro, in mezzo a ostacoli che sembrano insuperabili, è infine il sogno dell'autore: che un giorno un cristiano come lui, mezzo ebreo e mezzo "ariano", possa passeggiare per le viuzze di Gerusalemme finalmente in pace.